Nel corso di tutto il Medioevo era abbastanza in uso la figura di Dio architetto del mondo. Era una raffigurazione che veniva usata in maniera particolare per i cosiddetti libri d’ore nel formato della miniatura. Secondo una concezione ebraico-cristiana, Dio crea il mondo con due note, le stesse che verrebbero emanate dal cosmo e che noi non possiamo sentire perché vi siamo immersi da sempre.

Altro concetto a cui fare attenzione è quello del ruolo dell’architetto: colui che è chiamato a progettare. A lui spetta il compito di dare le linee fondanti della costruzione della casa, della chiesa, del palazzo. Spetterà ad altri il ruolo di arredare la casa, di affrescare la chiesa, di impreziosire il castello o il palazzo. L’architettura diventa il prezioso involucro dentro il quale innestare la creatività di altri. La figura di Dio architetto assume se vista da questo punto di vista una dimensione straordinariamente bella che torna di grandissima attualità in questo contesto storico attuale. Una delle immagini più forti è quella che viene realizzata da William Blake nel 1794 ed ora conservata al British Museum.

William Blake – 1794 –
(immagine tratta da Wikipedia.org).

Al centro di un globo giallo che rappresenta il sole, la luce, la vita creatrice si trova Dio accovacciato che guarda in basso verso un infinito che non si vede. Alla nostra vista porge soltanto un braccio la cui mano si apre su un raggio di luce doppio dove una parte è opposta all’altra. Il gesto richiama lo strumento del compasso che dalle mani di Dio viene consegnato all’uomo che a sua volta è invitato ad accogliere per imitare il gesto divino di creare mettendo a frutto le capacità e i talenti avuti in dono dal Padre stesso.

Dentro questo gesto è racchiusa tutta la grande fiducia che Dio ripone nelle mani dell’uomo, non ha paura che egli rovini quello che ha creato, non teme che la sua architettura venga annullata dalle scelte dell’uomo. E’ una fiducia bem riposta? Questi giorni difficili, complessi, a tratti dolorosi hanno messo in luce la bellezza e la grandezza della creatività umana; l’hanno svincolata dalla fretta e della frenesia nella quale spesso si è trovata intrappolata. Molte sono state le cose che abbiamo scoperto e che con giudizio frettoloso abbiamo considerato piccole, troppo spesso date per scontate, alle volte ignorate e ancora zittite. Ce ne siamo accorti quando ci sono mancate…..mettere i fiori nel giardino e godere di profumo e colori; realizzare una buona torta ….impossibile senza ingredienti sotto mano; il teatro e la capacità comunicativa degli attori; scattare una fotografia di una bella gita….programmata e organizzata…scrivere un biglietto, raccontare una storia, spiegare un teorema matematico….

Non è quando prendiamo in mano quel compasso passatoci da Dio che roviniamo l’architettura del mondo, è quando pensiamo di poterne far senza; è quando pensiamo che sia il successo e il denaro a rendere significativo quello che facciamo e quello che abbiamo attorno..

Questo periodo ci ha insegnato come siamo fragili ma nello stesso tempo ci ha fatto prendere coscienza di come siamo parte di un universo che parla la stessa lingua, che palpita all’uniscono. Allora senza paura accettiamo l’invito di Dio, prendiamolo in mano quel compasso e proviamo a riempire il mondo di bellezza senza dimenticare che ognuno occupa un posto che va rispettato e valorizzato…perchè c’è spazio per tutti….a quanto pare anche per i virus!

Patrizia