Continuiamo il percorso alla riscoperta della parrocchiale di Sant’Agata. Vediamo ora dopo i cenni storici degli articoli precedenti le diverse parti che compongono la chiesa nelle loro origini e nella loro simbologia.

Iniziamo con la FACCIATA.

La facciata originale è documentata in una fotografia (l’unica e preziosa testimonianza) che ritrae la chiesa prima della sua demolizione del 1891. In quell’occasione si decise di allungare la chiesa e per fare ciò si demolì la facciata. L’attuale venne costruita su disegno dell’ing. Luigi Obrelli di Trento. In alcuni appunti conservati nell’archivio parrocchiale troviamo nota che l’opera viene assegnata al signor Enrico Rensi di Besenello in data 21 gennaio 1891. Il 15 aprile 1891 si benedice e si pone la prima pietra sull’angolo frontale sud-est, ponendo una memoria e molte monete dell’epoca in una bottiglia sigillata e successivamente inglobata nella muratura come era nella consuetudine del tempo. Si legge ancora che l’opera “venne portata a termine ancora quell’anno”.

Il portale risale invece al 1674 ed è con ogni probabilità lo stesso che si trovava sulla facciata precedente. Nulla è rimasto invece se non alcune fotografie, conservate nell’archivio parrocchiale, del timpano, decorato con una tempera rossa raffigurante al centro il simbolo del Santissimo rappresentato dal monogramma “IHS” inscritto in due cerchi sormontati da una croce e ai lati due angeli, di cui quello a destra reggeva tre trombe e una lira. Fra il rosone e il timpano era dipinta una scritta in latino dello stesso colore del gruppo di angeli: IN HONOREM S.AGATHAE (“in memoria a San’Agata” – per ricordare, per onorare la Santa catanese).

Sappiamo anche che la facciata è stata più volte rimaneggiata nel corso dei secoli con interventi anche di abbellimento che sono andati tutti perduti.

La facciata si presenta oggi di colore giallastro e non è adorna né di pitture, né di stucchi e né di statue. E composta dal portale, è provvista di un rosone che presenta otto petali ed è costituito da vetrate colorate. Il numero “otto” è simbolo dell’”ottavo giorno” – il giorno senza fine, il giorno della Resurrezione. Questo viene inoltre sottolineato dalla presenza di vetri colorati che con il sole riflettono fasci di luce all’interno della chiesa stessa, simbolo anch’essi del giorno finale promesso nelle Sacre Scritture in uno dei passi dell’Apocalisse di san Giovanni Evangelista.

Sulla muratura esterna della chiesa si trovano anche due porte laterali una a sud e una a nord del sagrato sul fianco della chiesa stessa. Come era usanza nel tempo da quella sud accedevano gli uomini che prendevano posto nella bancata della navata destra e da quella nord entravano le donne che prendevano a loro volta posto nella bancata della navata sinistra.

Attualmente è aperta e utilizzata soltanto la porta laterale sud una la seconda è chiusa, e nascosta in parte dalla bacheca degli avvisi parrocchiali. Nel 2007 in occasione del rifacimento della pavimentazione adiacente la chiesa è stata rifatta la ringhiera in ferro e posizionati alcuni scalini al posto del muro attorno al sagrato della chiesa stessa.

Sempre dalle fonti d’ archivio sappiamo che davanti alla chiesa si trovava una scalinata risalente al 1860 con otto magnifici cipressi ai lati abbattuti l’11 febbraio 1891. In quell’occasione si decise di dare incarico a due fotografi di professione uno di Calliano e uno di Rovereto perché rimanesse alla memoria la configurazione originaria del sagrato.

Patrizia Mazzurana